Debunking (Junior)
Il termine “debunking” risale al 1923 e fu coniato dal giornalista statunitense William Woodward, per indicare l’atto di togliere dalle notizie il “bunk”, ossia le fandonie, le falsità.
Un termine italiano grossomodo equivalente è demistificazione o sbufalamento.
Fare debunking significa usare metodi investigativi rigorosi e trasparenti per accertare i fatti su un determinato argomento. Oggi chiunque può praticare il debunking esercitando il proprio pensiero critico con l’aiuto degli strumenti di indagine moderni, come la ricerca avanzata di informazioni o immagini su internet o negli archivi delle pubblicazioni di settore, e naturalmente acquisendo una conoscenza approfondita del tema che vuole indagare.
Occorre però anche conoscere le tecniche di produzione e manipolazione dell’informazione per evitarne le trappole e gli inganni. Imparare anche a compensare di autoinganni che la nostra mente ci tende attraverso le abitudini inconsce di pensiero e attraverso gli inevitabili assunti e pregiudizi personali.
Fare debunking è quindi un modo per capire meglio non solo il mondo, ma anche se stessi.
Autore
Paolo Attivvissimo
Scrittore e Giornalista informatico

Biografia Completa
informatico, divulgatore scientifico, conferenziere, traduttore e
interprete tecnico e “cacciatore di bufale”. Ha scritto 18 libri di
divulgazione informatica e oltre 100 articoli per “Le Scienze”. Dal 2006
conduce la trasmissione “Il Disinformatico” sulla Rete Tre della
Radiotelevisione svizzera ed è consulente sulle tecnologie informatiche
e la disinformazione mediatica per RSI, RAI e Mediaset. Ha accumulato
circa 95 milioni di visite sul suo blog Disinformatico.info e 410.000
follower su Twitter. Nato a York (GB), vive e lavora a Lugano con la
moglie Elena, due gatti e mezzo e troppi computer.